Sapere che la prima associazione vegetariana italiana è nata a Firenze nel 1905 è quasi rassicurante. Perché questo trasforma il concetto di moda, così com’è percepita la dieta vegetariana, in tradizione. E senza scomodare Pitagora, primo tra gli illustri. Oggi, a raccontarne la storia, in un versione aggiornata, è Alberto Capatti, uno dei più noti storici della gastronomia italiana, direttore del comitato scientifico di CasaArtusi, primo rettore dell’Università di Pollenzo e, soprattutto, direttore della prima La Gola e corsivista, e membro del comitato scientifico, di questa. Vegetariani, la storia italiana, è una pubblicazione di duecentocinquantasei pagine edite nella collana AsSaggi di Slow Food, che tratteggia un percorso ricco di sfumature e colpi di scena: partendo dalla critica alla tossicità di una società industriale che consuma l’uomo, alla simpatia da parte dei nascenti regimi autoritari, con il loro mito della forza fisica e, disgraziatamente, della razza, fino al pacifismo post-bellico. In realtà, questa è una riedizione aggiornata nella sua contemporaneità, dove essere vegetariani non è più un tabù, anzi, è un regime dietetico che ormai interessa oltre tre milioni di italiani.