Giornale del cibo
e delle tecniche
di vita materiale

Bibi Graetz è diventato grande (anche in Italia)

Bibi Graetz.

Quello di Bibi Graetz è un nome che nel mondo del vino è semi-sconosciuto ai più, è guardato con diffidenza da qualcuno e idolatrato da altri. Nel frattempo, però, è balzato agli onori della cronaca perché un’enoteca di Zurigo ha venduto una sua bottiglia di Colore 2016 da ventisette litri (primat) a centomila franchi, poco più centotremila euro. Un episodio che ha rafforzato notevolmente il percepito di un personaggio che, nemmeno troppo velatamente, vuole raggiungere a modo suo la vetta dell’enologia mondiale. Sicuro e piacevolmente arrogante, Graetz ha scelto come luogo d’elezione per i suoi super-non-super-tuscan le alture di Fiesole e il mare dell’Isola del Giglio: due territori che per quanta qualità possano esprimere non hanno lo stesso appeal di Montalcino e Bolgheri. Ma non è tutto, perché nell’epoca in cui anche uno sgabuzzino è trasformato in una stanza da affittare, lui ha scelto di fare l’esatto contrario, cioè di rilevare un Hotel, il Villa Aurora nel centro di Fiesole, e farci una cantina. Così, al posto di letti singoli, doppi e king-size, troviamo legni di varie dimensioni per l’invecchiamento, e al posto della cucina, una bella sala di fermentazione. Tutto in bella mostra e tutto all’opposto di quello che invece ha deciso di fare all’Isola del Giglio, dove invece il mantra è quello di integrarsi completamente: nella storia e nei paesaggi. Ma facciamo un passo indietro. Perché il nostro protagonista ha bisogno di essere raccontato dall’inizio. Dan Erlan, vero nome di Bibi, è uno di quei personaggi che parte bene da subito. È figlio di Gidon Graetz, uno dei più importanti artisti israeliani del XX secolo, e cresce in un castello, quello di Vincigliata, nei d’intorni di Firenze. Certo, il cognome in un qualche modo ha aiutato, ma da solo non basta. Così, una volta capito che, nonostante gli studi, il mondo dell’arte non avrebbe fatto parte del suo futuro professionale, decide che la sua vita sarà scandita tra filari e barrique. Da qui, tra errori e ripensamenti, azzardi e successi, il percorso di Graetz segue un po’ i tempi di affinamento dovuti, nonostante i precoci riconoscimenti a livello internazionale che già nel 2018 hanno portato all’ingresso del suo Testamatta a La place de Bordeaux: onore che prima era riservato solamente a Masseto e Solaia. E mentre l’estero si prendeva quasi tutta la sua produzione, l’Italia era quasi tutta limitata dalle mura di Firenze, dove il suo Soffocone di Vincigliata è piuttosto stimato. Ora il nuovo obiettivo di Bibi Graetz è quello di conquistare sempre più consensi anche in patria, e per farlo si è attrezzato con altri ottanta ettari dedicati a vigneti autoctoni e pascoli e dove sorgerà una nuova cantina.

© Riproduzione riservata